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Piazze e monumenti |
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Monumento a Paolo Borsellino |
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Situato nel Parco alla memoria del quale è dedicato, il monumento vuole essere una testimonianza della Collettività gravinese ad un uomo simbolo di giustezza e coraggio.
Biografia
Paolo Borsellino nasce a Palermo il 19 gennaio 1940. La famiglia vive e vivrà in un quartiere borghese di Palermo: la Magione. Borsellino è molto attaccato a questo quartiere dove ha trascorso tutta la giovinezza. Ambedue i genitori erano farmacisti. Dopo avere frequentato il Liceo classico "Meli" si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Palermo. Il 27 giugno 1962, all'età di appena 22 anni, Borsellino si laurea con 110 e lode e, pochi giorni dopo, subisce la perdita del padre. Ora è affidato a lui il compito di provvedere alla famiglia. Si impegna con l’ordine dei farmacisti a tenere la farmacia del padre fino al conseguimento della laurea in farmacia di sua sorella. Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studia per superare il concorso in magistratura. Ci riesce nel 1963. Fare il magistrato a Palermo ha un senso profondo, non è una professione qualunque. L’amore per la sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia. Nel 1965 Borsellino viene mandato al tribunale civile di Enna come uditore giudiziario. Nel 1967 ha il primo incarico direttivo, Pretore a Mazara del Vallo nel periodo del dopo terremoto. Il 23 dicembre del 1968 Borsellino si sposa, continua a lavorare a Mazara facendo avanti e indietro da Palermo, anche più volte al giorno. Nel 1969 viene trasferito alla pretura di Monreale dove lavora fianco a fianco con il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile. Nel 1975 Borsellino viene trasferito al tribunale di Palermo e a luglio entra all’Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Con il Capitano Basile lavora alla prima indagine sulla mafia e da questo momento comincia il suo impegno senza sosta per sconfiggere l’organizzazione mafiosa. Nel 1980 arriva l’arresto dei primi sei mafiosi. Nello stesso anno il Capitano viene ucciso in un agguato. Per la famiglia Borsellino arriva la prima scorta con le difficoltà che ne conseguono. Da questo momento il clima in casa Borsellino cambia e il giudice stesso deve relazionarsi con "quei ragazzi" che gli sono sempre a fianco e che cambieranno per sempre le abitudini sue e della sua famiglia. Insieme a Giovanni Falcone e Giovanni Barrile, sotto al guida di Rocco Chinnici, Borsellino fece parte del neonato Pool Antimafia, il lavoro comune dei magistrati contribuì all’instaurazione di un forte legame tra gli stessi.
Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giovanni Barrile
Poi il dramma. Il 4 agosto 1983 viene ucciso il giudice Rocco Chinnici con un’autobomba. Borsellino è distrutto dopo Basile anche Chinnici viene strappato alla vita e il vuoto si fa sentire molto. A sostituire Chinnici arriva a Palermo il giudice Caponnetto e il pool, sempre più affiatato continua nell’incessante lavoro raggiungendo i primi risultati: nel 1984 viene arrestato Vito Ciancimino e si pente Buscetta, Borsellino sottolinea in ogni momento il ruolo fondamentale dei pentiti nelle indagini e nella preparazione dei processi. Comincia la preparazione del Maxiprocesso e viene ucciso il commissario Beppe Montana . Ancora sangue, per fermare le persone più importanti nelle indagini sulla mafia e l’elenco dei morti è destinato ad aumentare. Il clima è terribile Falcone e Borsellino vengono immediatamente trasferiti all’Asinara per concludere le memorie, predisporre gli atti senza correre ulteriori rischi. All’inizio del maxiprocesso l’opinione pubblica inizia a criticare i magistrati, le scorte e il ruolo che si sono costruiti. Sicché il 19 dicembre 1986 Paolo Borsellino prende servizio a Marsala dove per cinque anni guiderà una delle Procure più impegnate sul fronte della lotta alla criminalità organizzata. A Palermo Falcone e a Marsala Borsellino faranno in modo di scoprire tutti i collegamenti esistenti tra la mafia di Palermo e quella della provincia. Il clima comincia a cambiare. Il fronte unico che aveva portato a grandi vittorie della magistratura siciliana e che aveva visto l’opinione pubblica avvicinarsi agli uomini in prima linea e stringersi intorno a loro, comincia a cedere. Quando nel 1987 Caponnetto è costretto a lasciare la guida del Pool per motivi di salute, Borsellino cominciò a temere che la struttura andasse perduta. Antonino Meli prese, per anzianità, il posto che avrebbe dovuto essere di Giovanni Falcone alla guida del Pool Antimafia. Paolo Borsellino, pur rimanendo applicato alla Procura della Repubblica di Marsala chiede e ottiene di essere trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo con funzioni di Procuratore Aggiunto. Grazie alle sue indiscusse capacità investigative, una volta insediatosi presso la Procura di Palermo in data 11 dicembre 1991 è delegato al coordinamento dell'attività dei Sostituti facenti parte della Direzione Distrettuale Antimafia. I Magistrati, con l’arrivo di Borsellino trovano nuova fiducia. A Borsellino vengono tolte le indagini sulla mafia di Palermo dal procuratore Giammanco, e gli vengono assegnate quelle di Agrigento e Trapani. Ricomincia a lavorare con l’impegno e la dedizione di sempre. Nuovi pentiti, nuove rivelazioni confermano il legame tra la mafia e la politica, riprendono gli attacchi al magistrato e lo sconforto ogni tanto si manifesta. Intanto a Roma viene finalmente istituita la "Superprocura" e vengono aperte le candidature; Falcone è il numero uno ma, anche questa volta, sa che non sarà facile. Borsellino lo sostiene a spada tratta sebbene non fosse d’accordo sulla sua partenza da Palermo. Nel Maggio 1992 finalmente Falcone raggiunge i numeri necessari per vincere l’elezione a "superprocuratore". Borsellino e Falcone esultano, ma il giorno dopo Falcone viene ucciso insieme alla moglie, a Capaci; la mafia sapeva che in quel posto il giudice Falcone era troppo pericoloso. Borsellino soffre molto, il legame che aveva con Falcone era speciale. Tutti i momenti trascorsi insieme, da quelli più belli a quelli più brutti, gli tornano alla mente. Una vita speciale, quella dei due amici-magistrati, densa di passione e di amore per la propria terra. Due caratteri diversi, complementari tra loro, Paolo un po’ più razionale, Giovanni più passionale, entrambi con un carisma, una forza d’animo ed uno spirito di abnegazione esemplari. Gli viene offerto di prendere il posto di Falcone nella candidatura alla superprocura, ma Borsellino rifiuta, sebbene sia consapevole che quella sia l’unica maniera che ha per condurre in prima persona le indagini sulla strage di Capaci. Resta a Palermo, nella "procura dei veleni", per continuare la lotta alla mafia, diventando sempre più consapevole che qualcosa si è rotto, che il suo momento è vicino. Vuole collaborare alle indagini sull’attentato di Capaci di competenza della procura di Caltanissetta.Le indagini proseguono, i pentiti aumentano e il giudice cerca di sentirne il più possibile. Spesso i pentiti hanno chiesto di parlare con Falcone o con Borsellino perché sapevano di potersi fidare, perché ne conoscevano le qualità morali e l’intuito investigativo. Continua a lottare per poter avere la delega per ascoltare il pentito Mutolo. Il 19 luglio 1992 alle 7 del mattino Giammanco gli comunica telefonicamente che finalmente avrà quella delega e potrà ascoltare il collaboratore di giustizia. Lo stesso giorno Borsellino va nella casa del mare, a Villagrazia, con la scorta. Si distende, va in barca con uno dei pochi amici rimasti. Dopo pranzo torna a Palermo per accompagnare la madre dal medico ma l’esplosione di un'autobomba sotto casa, in via D’Amelio, lo uccide con tutta la sua scorta.
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