La festa di Sant'Antonio da Padova

 

  

Nel mese di giugno dall'1 al 13 si celebra la "Tridicina" di Sant'Antonio da Padova, una messa che si celebra all'altare del Santo per propiziarsi i favori da parte di chi ha fatto voto a lui. I festeggiamenti in onore del Patrono di Gravina entrano nel vivo il 10 giugno quando la reliquia di Sant'Antonio (un frammento della mano, a cui si è aggiunta un calco della lingua ricevuto in dono dalla diocesi padovana) va a fare visita alle parrocchie, intanto col passare dei giorni la Chiesa Madre comincia a profumarsi di giglio. La vigilia della festa introduce i fedeli all'evento sacro del giorno dopo quando i due quartieri storici del paese "Chiazza" (o "Scala ranni") e "Sciara" si sfidano a singolar tenzone in uno spettacolo pirotecnico, ma la sfida si dimentica dopo poco quando i giovani cantanti di entrambi i rioni intonano l'inno al Santo, una sonata del secolo scorso ricca di passione e temperamento musicale.

 

  

La tradizionale "nisciuta"

Il giorno di Sant'Antonio, il 13 giugno, comincia presto alle prime luci del mattino quando la chiesa pullula già di fedeli. Si svolge la messa della svelata, il momento fra i più toccanti dei festeggiamenti: quando il drappo che copre il Patrono si scosta è veramente difficile trattenere la commozione. Dopo la messa si riceve la benedizione e il pane benedetto, una delle usanze più antiche della festa. Dopo la messa vespertina pomeridiana il Santo viene sceso dall'altare e saranno i devoti a condurlo sul sagrato della chiesa per la rituale "nisciuta" accompagnata dai fuochi d'artificio e con l'intonazione dell'inno.

 

  

La processione per le vie cittadine

Inizia poi la processione del fercolo che nel suo percorso tocca i rioni del centro storico gravinese in una serie di momenti ricchi di tradizione e di fede. Ultimato il giro, il simulacro del Santo viene riposto nuovamente nella nicchia dell'altare a lui dedicato, la navata di fronte si riempie di fedeli che accompagnano la copertura dell'effige di Sant'Antonio sventolando fazzoletti bianchi e gridando "Viva Sant'Antunì",

 

La conclusiva "trasuta"

si rinnova all'anno seguente l'attaccamento e il fervore dei gravinesi nei confronti del "Santo dei miracoli".